A margine del Convegno Pastorale che si è celebrato sabato 20 giugno a Porto Empedocle, sui temi del emersi dal Convegno abbiamo incontrato il vicario per la pastorale dicoesana don Giuseppe Agrò.
Al Convegno Diocesano hanno partecipato circa cinquecento persone. Al di là dei numeri, come valuta la partecipazione della comunità diocesana?
Per la precisione si sono registrate 540 persone, provenienti da 43 parrocchie e 15 unità pastorali, da 3 istituti religiosi, dalla comunità del Seminario e dal coordinamento diocesano di una aggregazione laicale. Nel complesso possiamo dire che ci sia stato un discreto coinvolgimento, che ovviamente va potenziato. Con la diretta streaming abbiamo certamente raggiunto altri che hanno potuto seguire a distanza e con l’inserimento del video integrale nell’apposito canale youtube ci auguriamo che altri ancora possano usufruire delle riflessioni maturate al Convegno.
Quale contributo, in particolare, hanno dato i due relatori?
Chiara Giaccardi, sociologa della Cattolica di Minano e membro della giunta nazionale di presidenza del Comitato preparatorio del V Convegno Ecclesiale Nazionale, ha presentato l’evento di Firenze 2015 “dal di dentro”, raccontando come si è arrivati alla definizione del tema, dell’articolazione e soprattutto dello stile. Ha sottolineato, in particolare, che “un nuovo umanesimo in Gesù Cristo” è un tema forse un po’ azzardato, scelto in una situazione già alquanto diversa da quella attuale (un nuovo papa e un rinnovato stile ecclesiale, in primo luogo), ma che comunque è perfettamente in linea con il cammino della Chiesa Italiana. Forse la parola “umanesimo” può trarre in inganno, lasciando intendere un approccio teorico piuttosto che pratico alla reale situazione della Chiesa in Italia oggi, ma di fatto esprime l’esigenza – per la fede e, a un tempo, per la cultura – di ripartire da una ri-comprensione dell’uomo e della sua storia per proporre una prassi ecclesiale che sia adeguatamente a servizio dell’uomo contemporaneo. Per questo – ha ribadito la professoressa Giaccardi, approfondendo la Traccia in preparazione al Convegno– questo “nuovo umanesimo” è incarnato: in quanto si pone in ascolto, si impegna a partire dal concreto e a ritornarvi, ad accogliere la pluralità e a integrarla, a rivolgersi all’interiorità e ad aprirsi alla trascendenza. Facendo riferimento allo scenario nel quale si colloca l’annuncio del Vangelo, ha quindi richiamato le dinamiche complesse dell’età post-moderna, indicando come una vita modellata sulle cinque vie dell’uscire, dell’abitare, dell’annunciare, dell’educare e del trasfigurare può ancora costituire una possibilità di salvezza reale.
Il marito Mauro Magatti, anche lui docente di sociologia alla Cattolica di Milano e impegnato come relatore al Convegno di Firenze, quasi in appendice al discorso della moglie, si è concentrato piuttosto su come Agrigento, con la sua conformazione socio-culturale, con la sua storia e con il suo presente, non solo è coinvolta a pieno titolo nel “nuovo umanesimo” in cui si stanno ritrovando le altre Chiese italiane, ma ne è addirittura, a pieno titolo, una delle principali protagoniste.
All’intervento dei due relatori è seguita la proiezione di tre video-racconti di esperienze ecclesiali agrigentine. Quale contributo hanno dato queste tre esperienze alla riflessione del convegno?
L’housing sociale di Caritas diocesana, la missione di Bivona e la lettura del territorio di Realmonte, che abbiamo scelto fra tante esperienze analoghe di altre comunità, costituiscono tre modalità concrete di “nuovo umanesimo” in atto nella nostra Diocesi, tre percorsi di “vita buona del Vangelo” di cui le nostre realtà ecclesiali sono piene. Ascoltarne il racconto, attraverso le immagini e le testimonianze, è stato un modo per capire che “nuovo umanesimo” è attenzione verso l’uomo e il territorio sulla spinta di una passione radicata nel Vangelo e di un entusiasmo animato dallo Spirito. Ci auguriamo che siano uno stimolo per tutti a potenziare questo “di più” che le nostre comunità cristiane hanno già e che il prossimo evento ecclesiale di Firenze raccoglierà e riconsegnerà come programma pastorale delle Chiese italiane.
Quali ricadute avrà il convegno nei prossimi passi che la Chiesa Agrigentina dovrà compiere?
Fin da subito abbiamo indicato il Convegno diocesano come uno dei momento di verifica e rilancio del Piano Pastorale 2014-2016; un Piano Pastorale espressamente più “formativo” che “operativo”, in vista di proposte più concrete dopo un primo biennio di formazione. Certamente alcune cose sono da ripensare, sia in considerazione dell’Anno Santo della Misericordia sia perché – ci siamo accorti e ci hanno fatto presente dalle parrocchie – occorre accostare alla proposta formativa anche una proposta operativa complementare. Certamente quanto è emerso al convegno di sabato scorso ci aiuterà a tenere in considerazione questa esigenza di concretezza che le nostre comunità vivono e nella quale chiedono di essere sostenute e guidate.
Via | L'Amico del Popolo
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