Sabato 18 novembre al Centro Sociale di Siculiana, ho assistito ad un convegno interessantissimo organizzato dal dottore Domenico Mira responsabile di Siculiana della LIONS CLUB patrocinato dal Comune di Siculiana e la partecipazione dell’Assessorato Agricoltura e Foreste Distretto Salso della Regione Siciliana.
A sorprendermi è stato, oltre a venire a conoscenza di questa attività vulcanica del nostro sottomare, la persona del dott. DOMENICO MACALUSO (responsabile Nucleo Operativo Subacqueo Lega navale di Sciacca). Altresì è stato abbastanza brillante il giovanissimo vulcanologo FRANCESCO SIRAGUSA.
Tramite diapositive e il breve filmato ed una narrazione appassionata del dott. Macaluso, siamo venuti a conoscenza che tra Ribera e Siculiana vi è un vulcano di 30 chilometri per 25, perciò quasi come l’Etna, che lo stesso ha battezzato con il nome di Empedocle, in onore del grande filosofo, che per amore della ricerca e della conoscenza non volle morire come un normale mortale così tuffandosi dentro l’Etna che per rispetto scagliò fuori un suo sandalo divenuto di bronco. Gli antichi del posto ritrovato tale sandalo hanno eretto un tempio a suo onore.
«Empedocle - dice Macaluso - ha diversi figli, dei coni che si estendono per una larga fetta del mare Africano. L’ho chiamato così, perché Empedocle, filosofo agrigentino del quarto secolo, è stato il primo a parlare di terra, acqua e fuoco. Questa scoperta, la si deve alla scossa di terremoto del 2003. Prima di allora conoscevamo soltanto l’Isola Ferdinandea, emersa nel 1831 e scomparsa dopo appena cinque mesi. Subito dopo il terremoto di tre anni fa, ho avuto la fortuna di rinvenire tonnellate di pietre pomici, che ho fatto subito analizzare. Assieme al vulcanologo Lanzafame, ci siamo incontrati con il responsabile della Protezione civile Bertolaso, il quale mostrandosi molto interessato e al contempo preoccupato, ci promise un finanziamento».
«Grazie anche alla Conisma e ai tecnici della nave Universitatis che hanno messo a disposizione attrezzature molto sofisticate - ha continuato Macaluso - ho coronato il mio sogno. Grazie anche al sonar miltibeam ad effetto tridimensionale, siamo stati facilitati nel lavoro». Nei primi due giorni di immersione, però, di nuovi vulcani nemmeno l’ombra. «Avevo calcolato il punto esatto dopo avere letto alcuni manoscritti di Mercalli - dice ancora Macaluso - dopo le immersioni a vuoto però, mi è sorto un dubbio. Nel 1845 Mercalli, per stabilire le coordinate, si basò sul meridiano di Greenwich, allora tanto valeva provare seguendo le coordinate sul meridiano dell’Isola Ferro nelle Canarie, in vigore a quei tempi. Ho fatto praticamente bingo. Ho trovato il vulcano, ma non sapendo se era attivo o meno, abbiamo inviato all’interno del cono, lungo 40 metri, un robot. Abbiamo constatato dalle immagini che c’erano dei pesci e anche delle alghe. A quel punto mi sono immerso. Ho quindi battezzato questo cono con il nome di Mac.06 (l’iniziale del suo cognome e l’anno della scoperta, ndr). Abbiamo capito che si trattava però di un semplice conetto, figlio di un unico grande vulcano, Empedocle. È un vulcano esplosivo, non come un cono capovolto, ma slargato e basso. Potrebbe essere ciò che resta forse dell’esplosione sottomarina del 1845 o di quella notata dall’ammiraglio De Zara nel 1942».
A 176 metri di profondità, Macaluso ha constatato un paesaggio quasi lunare. «Ci sono strani ricci di mare e coralli, - prosegue Macaluso - inoltre sabbia piroplastica coperta da un sottile strato di fango». Adesso Empedocle è tenuto sotto stretta osservazione. «Bisogna considerare che il vulcano è attivo - ha concluso Macaluso - durante le immersioni abbiamo constatato delle fumarole ad alta portata. La prossima settimana pertanto andremo a depositate il primo strumento multiparametri su uno dei vulcanetti per vedere la potenza di Empedocle».
Il dotto Macaluso è stato quello che ha posto la targa marmorea su l’isola Ferdinandea che attestava la proprietà del Popolo Siciliano e che gli inglesi mal sopportarono e recentemente sono andati a distruggerla.
Conoscere una persona come il medico MACALUSO è uno spiraglio di speranza per la generazione futura, per la sua passione della conoscenza, la sua vitalità. Grazie da parte della Associazione Pro loco di Siculiana. Grazie dal Popolo Siciliano.
Il Presidente Pro Loco Siculiana
Alphonse Doria
A sorprendermi è stato, oltre a venire a conoscenza di questa attività vulcanica del nostro sottomare, la persona del dott. DOMENICO MACALUSO (responsabile Nucleo Operativo Subacqueo Lega navale di Sciacca). Altresì è stato abbastanza brillante il giovanissimo vulcanologo FRANCESCO SIRAGUSA.
Tramite diapositive e il breve filmato ed una narrazione appassionata del dott. Macaluso, siamo venuti a conoscenza che tra Ribera e Siculiana vi è un vulcano di 30 chilometri per 25, perciò quasi come l’Etna, che lo stesso ha battezzato con il nome di Empedocle, in onore del grande filosofo, che per amore della ricerca e della conoscenza non volle morire come un normale mortale così tuffandosi dentro l’Etna che per rispetto scagliò fuori un suo sandalo divenuto di bronco. Gli antichi del posto ritrovato tale sandalo hanno eretto un tempio a suo onore.
«Empedocle - dice Macaluso - ha diversi figli, dei coni che si estendono per una larga fetta del mare Africano. L’ho chiamato così, perché Empedocle, filosofo agrigentino del quarto secolo, è stato il primo a parlare di terra, acqua e fuoco. Questa scoperta, la si deve alla scossa di terremoto del 2003. Prima di allora conoscevamo soltanto l’Isola Ferdinandea, emersa nel 1831 e scomparsa dopo appena cinque mesi. Subito dopo il terremoto di tre anni fa, ho avuto la fortuna di rinvenire tonnellate di pietre pomici, che ho fatto subito analizzare. Assieme al vulcanologo Lanzafame, ci siamo incontrati con il responsabile della Protezione civile Bertolaso, il quale mostrandosi molto interessato e al contempo preoccupato, ci promise un finanziamento».
«Grazie anche alla Conisma e ai tecnici della nave Universitatis che hanno messo a disposizione attrezzature molto sofisticate - ha continuato Macaluso - ho coronato il mio sogno. Grazie anche al sonar miltibeam ad effetto tridimensionale, siamo stati facilitati nel lavoro». Nei primi due giorni di immersione, però, di nuovi vulcani nemmeno l’ombra. «Avevo calcolato il punto esatto dopo avere letto alcuni manoscritti di Mercalli - dice ancora Macaluso - dopo le immersioni a vuoto però, mi è sorto un dubbio. Nel 1845 Mercalli, per stabilire le coordinate, si basò sul meridiano di Greenwich, allora tanto valeva provare seguendo le coordinate sul meridiano dell’Isola Ferro nelle Canarie, in vigore a quei tempi. Ho fatto praticamente bingo. Ho trovato il vulcano, ma non sapendo se era attivo o meno, abbiamo inviato all’interno del cono, lungo 40 metri, un robot. Abbiamo constatato dalle immagini che c’erano dei pesci e anche delle alghe. A quel punto mi sono immerso. Ho quindi battezzato questo cono con il nome di Mac.06 (l’iniziale del suo cognome e l’anno della scoperta, ndr). Abbiamo capito che si trattava però di un semplice conetto, figlio di un unico grande vulcano, Empedocle. È un vulcano esplosivo, non come un cono capovolto, ma slargato e basso. Potrebbe essere ciò che resta forse dell’esplosione sottomarina del 1845 o di quella notata dall’ammiraglio De Zara nel 1942».
A 176 metri di profondità, Macaluso ha constatato un paesaggio quasi lunare. «Ci sono strani ricci di mare e coralli, - prosegue Macaluso - inoltre sabbia piroplastica coperta da un sottile strato di fango». Adesso Empedocle è tenuto sotto stretta osservazione. «Bisogna considerare che il vulcano è attivo - ha concluso Macaluso - durante le immersioni abbiamo constatato delle fumarole ad alta portata. La prossima settimana pertanto andremo a depositate il primo strumento multiparametri su uno dei vulcanetti per vedere la potenza di Empedocle».
Il dotto Macaluso è stato quello che ha posto la targa marmorea su l’isola Ferdinandea che attestava la proprietà del Popolo Siciliano e che gli inglesi mal sopportarono e recentemente sono andati a distruggerla.
Conoscere una persona come il medico MACALUSO è uno spiraglio di speranza per la generazione futura, per la sua passione della conoscenza, la sua vitalità. Grazie da parte della Associazione Pro loco di Siculiana. Grazie dal Popolo Siciliano.
Il Presidente Pro Loco Siculiana
Alphonse Doria
interessante, molto interessante. Grazie per l'info alphonse!
RispondiEliminaSono lusingato dalle parole di Alphonse Doria. Tutto quello che faccio, è motivato da un grande amore per la natura nella sua complessità, dall'apparente staticità della geologia, alla meravigliosa diversità biologica degli esseri viventi. Un consiglio per i giovani: se avete un'idea, un progetto, credeteci ed insistete, anche a costo di rompere le scatole ai vostri interlocutori: prima o poi riuscirete a realizzarlo. Domenico Macaluso
RispondiElimina